So da sempre che le parole sono come pietre e, come ci hanno insegnato i latini, restano e si sedimentano…possono essere macigni che ci impediscono di volare e a volte di respirare, o possono essere le fondamenta del nostro crescere e mostrarci al mondo.
Non lo sono solo per chi ascolta ma, in questa modernità dove spesso le parole si perdono per snellire una conversazione che ormai avviene scritta o disegnata, rimangono negli occhi di chi solo legge e si radicano nel cuore e nella persona senza, a volte, neanche conoscerne il tono.
Così, come in giapponese lo scritto si fa notevolmente più complesso del parlato -in cui i suoni si mescolano ed é il contesto a portare a comprensione- per noi diventa difficile capire le mille sfaccettature di un discorso di cui non possiamo sentire l’inflessione della voce o vedere la mimica del viso e il movimento delle mani.
Perciò, ho realmente capito che, come c’é un posto per ogni cosa, é o dovrebbe essere normale che ci sia per ogni cosa la forma.
Eh sì, ho scritto “LA” e non “UNA” perché ci vuole cura , ci vuole attenzione alla forma.
Nella cultura giapponese ogni ba 場 , ogni luogo, ha il suo kata 型, forma… Il concetto giapponese di kata 型 non tocca tanto la lingua quanto invece il modo di sentire e agire, l’etichetta e il cerimoniale. É, volendo guardare, la “forma” che assumiamo noi persone in determinate situazioni, é quel bagaglio di conoscenze che regola il modo di comportarsi, lo spazio entro cui si posano i gesti e le parole. La forma nella cultura giapponese non significa freddezza, semmai un’ accortezza aggiuntiva.
Scriveva Okakura Tenshin che “Per ben recitare la propria parte, bisogna conoscere l’intera opera; il senso della totalità non deve mai perdersi in quella dell’individuo.”
Ragionando su questa frase ho capito che é kata anche seguire le regole del vivere civile e produrre una gentilezza che nel suo essere scontata, si sta perdendo. Saluto chi entra da me in negozio e lo ringrazio quando esce, sia che abbia fatto acquisti o meno, sia che abbia salutato o meno; e penso che rispondere con garbo ad una lettera sia un atto dovuto a chiunque, anche a chi non amiamo.
Kata é anche nell’attenzione che poniamo a domandare dell’altro prima di raccontare di noi, ed é nel lodare chi fa uno sforzo al di là del risultato ottenuto…tutte queste piccole azioni creano una “bella forma” ed un ambiente armonioso.
Continuo a ripetermi che devo studiarlo e assorbirlo attentamente “Kata”, quello dell’inizio come quello della fine (il famoso yushū no bi), affinché le scelte siano quelle giuste così come mi serve ponderare e sforzarmi d’aver pazienza perché le cose importanti si nutrono di tempo e mai di fretta.
Molti di noi hanno conosciuto “Kata” grazie alle arti marziali perché é nella sua forma che si dipana l’essenza e il tutto. Kata è parte, se non fondamento stesso, oltre che delle arti marziali anche delle discipline tradizionali e di ogni cerimoniale…é la forma con cui l’invisibile si manifesta.
Viene insegnato che ” solo dopo aver appreso bene la forma, tanto da assorbirla nell’automatismo, sarà possibile allora spezzarla, torcerla in qualcosa di nuovo. Ed é lì, nella consapevole rottura di Kata che nasce l’originalità, l’autentica spontaneità e la più alta creatività. Ed é nella preparazione graduale che nasce la perfezione così come la più apprezzata imperfezione.
Bellissimo Sara!!!
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Una riflessione profonda: bella davvero! 💐
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Bellissimo post e il concetto spiegato molo bene, brava 🥀👏🏻
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Grazie per il tesoro delle tue parole
ciao Monica
🙏🏻
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Grazie a te per avermi dedicato minuti del tuo tempo. 😁
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🌺
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